Sicuramente non avremmo potuto vedere degli ominidi bere veri e propri alcolici; a quel tempo non esisteva ancora l’Homo Sapiens né le tecniche di fermentazione; vivevano al contrario dei lontani progenitori da cui oggi discendono diversi primati, tra cui noi.
L’uomo (se così si può dire) viveva ancora sugli alberi e mangiava quello che la natura aveva da offrire. In alcuni casi la scarsità di cibo costringeva questi nostri lontani antenati a consumare frutta molto matura. Questa sviluppava una fermentazione interna, e poteva capitare dunque che i nostri progenitori venissero incontro casualmente a cibi alcolici. Secondo archeologi e storici, l’alcool, prodotto artigianalmente, comparve circa 9000 anni fa in Medio Oriente. Alcuni ricercatori vogliono però anticipare questo magico incontro a molto tempo prima, cioè quando alcune specie di ominidi cominciarono ad abbandonare gradualmente gli alberi ed a modificare le proprie abitudini.
Secondo alcune analisi, sembrerebbe che alcuni nostri antenati vissuti in quest’epoca, cominciarono a sviluppare enzimi capaci di assimilare maggiormente l’etanolo, un cambiamento dovuto ad una mutazione genetica. Ciò fu dovuto, come anticipato, molto probabilmente alla scarsità di risorse alimentari. I nostri antenati, non trovando da mangiare sugli alberi, scesero dalla vegetazione e cominciarono ad esplorare i dintorni in cerca di cibo. Attraverso un lento processo di selezione naturale, gli ominidi divennero in seguito maggiormente abili nell’assimilare alcool a beneficio insomma del nostro “vizio”. Secondo gli esperti, questi cambiamenti spiegherebbero inoltre il motivo per cui i nostri cervelli si sono evoluti nel trarre piacere dal suo consumo.
Articolo di Stefano Borroni