Chi è curioso, alla vista di un’Alfa Romeo, si sarà probabilmente chiesto che origini abbia il suo simbolo più caratteristico: il biscione che partorisce un uomo dalla bocca. Ebbene, date le sue origini milanesi, l’ingegner Romeo pensò bene di utilizzare come marchio per la sua casa automobilistica quel simbolo, che a Milano è da secoli molto conosciuto poiché stemma araldico dei Visconti, la nobile famiglia milanese.
Ma come è nato questo simbolo?
Facciamo un grande passo indietro nel tempo.
Siamo nell’alto Medioevo, e i Longobardi, in possesso di gran parte dell’Italia, esercitano una forte influenza culturale in Lombardia: è naturale quindi che non solo la lingua, ma anche le credenze e la simbologia vengano tramandate ai Milanesi dell’epoca.
I Longobardi, sebbene siano giunti direttamente dalla Pannonia (l’attuale Ungheria), e nonostante Tacito citi come loro luogo d’origine la Germania settentrionale (grossomodo l’attuale zona di Amburgo) erano in realtà originari dell’isola di Gotland, a pochi chilometri a Est della Svezia: non è un caso che questi condividessero così tante caratteristiche culturali e religiose con i vichinghi.
A parlarci delle vere origini dei Longobardi è proprio uno di loro, Paolo Diacono, nella sua celeberrima “Historia Langobardorum”: in essa parla di un’isola “non particolarmente estesa” e caratterizzata da “basse coste lungo tutto il perimetro”. Tale descrizione coincide perfettamente con quella di Gotland.
Un’importante saga norrena del XIII secolo, la Gutasaga, che narra la storia di Gotland precedente alla sua cristianizzazione, fa riferimento a due primi abitanti dell’isola: Hafthi e sua moglie Stellabianca.
Secondo la saga, che potrebbe essere una sorta di raccolta di mitologia e leggende popolari germaniche, durante la prima notte sull’isola Stellabianca sognò di avere tre serpenti all’interno del suo grembo (si noti che il numero tre è da sempre sacro alle popolazioni indoeuropee): svegliatasi, avvertì suo marito, che nel tranquillizzarla le disse: “Tutto è unito con anelli, questa isola sarà abitata, e tu darai alla luce tre figli”. La coppia ebbe in futuro i tre figli che si aspettavano: Guti, che prese il centro dell’isola, Graip, che prese la parte settentrionale dell’isola, e Gunfiaun, il più giovane, a cui venne data la parte meridionale di Gotland. I loro discendenti abitarono le rispettive regioni dell’isola, fino a quando questa non si trovò in una situazione di eccessivo affollamento, e la soluzione fu soltanto una: allontanare una parte della popolazione dal suo luogo d’origine. Per quanto contenuta nella Gutasaga, si tratta di una soluzione non più leggendaria, ma realmente accaduta, riportataci anche dal romano Plinio il Vecchio e dallo stesso Paolo Diacono.
Paolo Diacono, a tal proposito, ci dice che alcuni degli abitanti di Gotland, i Winili, si spostarono in una terra denominata Scoringa (probabilmente l’isola di Rügen, nel Mar Baltico). Scontratisi con i Vandali, dopo la vittoria i Winili decisero di cambiare il loro nome in Longobardi.
Nel frattempo, la seconda parte della popolazione dell’isola si spostò nella Scania, nella Svezia meridionale, e diedero vita a Götar e Juti, i quali ultimi parteciparono tra l’altro all’invasione dell’Inghilterra insieme agli Angli e ai Sassoni nel VI secolo d.C. (non a caso vengono anche menzionati in Beowulf, il primo poema epico della storia inglese).
La terza e ultima parte della popolazione rimase a Gotland prima di spostarsi nell’attuale Polonia o paesi baltici: sono i Goti, che diedero il nome all’isola (e in questo caso, data l’etimologia della parola, Goti significherebbe “popolo di Dio” o, per essere precisi, “popolo di Odino”).
I Longobardi, dunque, una volta giunta la crisi dell’impero romano, scesero verso la Pannonia, e da lì invasero l’Italia sotto il comando di Alboino, portando con sé miti, leggende e simboli poi utilizzati dai loro sottoposti alcuni secoli dopo.
Un testo del 1478 ci spiega come i Longobardi, prima della conversione al Cristianesimo, fossero devoti alla “bissa” (termine longobardo che ha dato origine all’italiano “biscia”):
“A Rotomio, loro rè, molti rè succederono: fra’ quali Grimoaldo, e il suo figliuolo Romualdo, il quale a’ Sanniti signoreggiava: al tempo del quale, avvengaché e Longobardi fussino battezzati, nondimeno adoravano gl’idoli, e massime l’idolo del serpente”.
Il simbolo visconteo sarebbe dunque di origini scandinave, e l’uomo partorito dalla bocca simboleggia proprio una delle stirpi di Hafthi e Stellabianca: quella dei Longobardi.
Articolo di Daniele Bonino
Per curiosità ed altre informazioni: http://bighipert.blogspot.it/2013/07/le-origini-dei-longobardi-da-gotland.html