Una nuova scoperta di antichi resti umani è stato effettuata all’interno di un importante sito archeologico in Sudafrica.
I reperti, tra cui un cranio ben conservato, sembrerebbero confermare l’idea che l’Homo Naledi abbia volontariamente depositato i loro morti in una grotta.
La prova di un tale comportamento complesso è sorprendente per una specie umana con un cervello che è un terzo rispetto a quello della nostra dimensione.
L’Homo Naledi visse poco più di 235 mila anni fa. I reperti provenienti dallo scavo archeologico di Dinaledi sono stati pubblicati nel 2015, ma non erano stati precedentemente presentati, fino ad ora.
Gli ultimi esemplari includono i resti di almeno tre individui, due adulti e un figlio. Secondo gli esperti, uno degli adulti ha un “teschio meravigliosamente completo“.
I ricercatori sostengono che trovare i resti di individui multipli in una camera separata favorisce l’idea che l’Homo Naledi stesse seppellendo i morti. Se corretto, questa sorprendente e controversa affermazione suggerisce la presenza di una mente intelligente e sviluppata.
Per giungere a questo risultato sono state impiegate diverse tecniche: la luminescenza ottica stimolata per quanto riguarda i sedimenti delle grotte, l’analisi del ritratto di uranio e le analisi paleomagnetiche per i campi di flusso e la combinazione della serie U e la risonanza di spin-elettrone (US-ESR) per la corrispondenza di tre denti.
Fonti: bbc.co.uk, elife.elifesciences.org.