La tradizionale festa che conclude le feste natalizie ha origini antichissime. Nacque e si diffuse nell’Italia centro-meridionale intorno alla metà del I millennio a.C. come rito legato ai culti pagani;
Gli antichi italici credevano che il dodicesimo giorno dopo il solstizio d’inverno alcune figure femminili sorvolassero i campi per ingraziarsi il favore degli dei e garantire un buon raccolto. Tali figure vennero in seguito ricondotte ad una sola entità, raffigurante Madre Natura (ne simboleggiava la rinascita).
Con il declino dell’impero romano e l’ascesa della Chiesa, i culti pagani vennero vietati. La figura femminile assunse dunque un aspetto quasi demoniaco e la scopa (simbolo di pulizia delle case e delle anime) divenne sinonimo di stregoneria. Per questo motivo la figura assunse l’aspetto di una vecchia fattucchiera a cavallo di una scopa.
Col tempo tuttavia il rito venne lentamente accettato anche dai cristiani, i quali l’adottarono e ne cambiarono il giorno di celebrazione. Non più 12 giorni dopo il solstizio invernale ma 12 giorni dopo il natale, riconducendo così la festa a radici meno pagane.
In effetti il nome di Befana deriva da Epifania, termine greco con cui si indicava l’apparizione delle divinità (in seguito divenuta l’avvento del signore visto che alcuni cristiani festeggiavano la natività proprio il 6 gennaio). L’evidenza dell’uso di questa nomea si ha già a partire dal XIV secolo nei linguaggi dialettali di Toscana e Lazio, mostrandone così la già ampia diffusione.
Articolo di Stefano Borroni