Storia degli Indoeuropei

Tutti hanno sentito parlare almeno una volta di “Indoeuropei”, e tutti sanno che il loro era un popolo, o meglio, un insieme di popoli, che dall’Asia arrivò in Europa nel giro di qualche millennio.
Ma chi erano veramente?
Prima di tutto, va premesso che su di loro non sappiamo molto: non ci sono pervenute testimonianze archeologiche del loro lungo viaggio dal luogo d’origine all’Europa, ma solo vari oggetti e tombe risalenti al periodo del loro arrivo nel nostro continente.

Gli Indoeuropei provenivano da un territorio per adesso ancora imprecisato, il cosiddetto Urheimat indoeuropeo, situato probabilmente nell’attuale Kazakistan, o nel centro del Caucaso, oppure, secondo alcune teorie, nei pressi della Polonia. Da qui si spostarono in varie zone (e non, quindi, esclusivamente verso l’Europa): raggiunsero l’India (e con ciò si spiega l’aspetto quasi “nord-europeo” degli abitanti delle regioni settentrionali dell’India), la Cina, dando origine al Tocario, lingua indoeuropea ormai estinta, e, ovviamente, l’Europa.

In Europa, al tempo dell’arrivo degli Indoeuropei (ossia dal V al II millennio a.C.) vivevano popolazioni primitive, ossia, principalmente, i famosi uomini di Cro-Magnon e i primi Mediterranei. Gli Indoeuropei arrivarono quindi da Est, passando per le attuali Bielorussia, Ucraina e Turchia: nacquero così, in quest’ultima regione, gli Ittiti e il “popolo del mare”, ed entrambi si fecero presto conoscere dagli Egizi (Battaglia di Qadesh, fra Ramesse II e gli Ittiti, 1275 a.C.). Nel frattempo, altri gruppi di Indoeuropei si spostarono verso Nord e verso Ovest, unendosi con le popolazioni autoctone, e dando così vita a Celti, Germani, Italici (tranne gli Etruschi e alcune altre “tribù” italiche, oltre ai Sardi e ai Corsi che erano isolati, motivo per cui oggi nei Sardi troviamo molti tratti somatici non troppo diversi da quelli degli Etruschi). Nacquero quindi i Dori, gli Ioni e gli Eòli, che scesero in Grecia e unendosi con i già presenti protomediterranei diedero vita ai “Greci” veri e propri: gli Achei di cui parla Omero nell’Iliade e di cui facevano parte Achille, Agamennone e Ulisse altro non erano che gli Ioni arrivati in Asia Minore durante la cosiddetta prima colonizzazione Greca. Non a caso, nell’Iliade, gli Achei (o Dànai) utilizzano armi in bronzo, e furono proprio gli Indoeuropei a “portare l’età del bronzo” in Europa.

Ho già detto che degli Indoeuropei non sappiamo nulla di diretto perché non abbiamo nessuna testimonianza diretta; tuttavia possiamo supporre alcune usanze e costumi indirettamente, ad esempio indagando sulle tradizioni più antiche dei popoli a cui hanno dato vita.

LA VITA DEGLI INDOEUROPEI
Gli Indoeuropei, è chiaro, erano nomadi: ne deriva quindi che non potevano concentrarsi molto sull’agricoltura, sebbene la conoscessero e comunque la praticassero, ma erano molto esperti nell’allevamento. Va comunque ricordato che erano nomadi fino a un certo punto, dal momento che le loro migrazioni si sono perpetrate per decine e decine di generazioni, e nell’arco di millenni: per questo non dobbiamo immaginarci che vivessero in tende in stile teepee (nonostante nulla escluda questa ipotesi), ma sicuramente non costruivano edifici volti a restare in piedi per molti anni; quindi è probabile che vivessero in capanne monofamiliari.

LA RELIGIONE
La religione degli Indoeuropei è forse uno degli aspetti più curiosi, dal momento che a essa (o meglio, a indizi su di essa) si può risalire paragonando civiltà molto lontane tra loro. Va detto che la religione è innanzitutto una tradizione che si tramanda per tempi lunghissimi, ed è forse l’aspetto sociale più difficile da estirpare; proprio da questa premessa, infatti, si può risalire alla religione indoeuropea concentrandosi sulle varie religioni di tutte le civiltà che sono nate da questo insieme di comunità.
Si deduce innanzitutto che la religione degli Indoeuropei fosse politeistica, e quasi sicuramente il loro pantheon era costituito da divinità ctonie, ossia legate alla terra, e uraniche, ossia legate al cielo: ciò lo deduciamo dal fatto che, nella Grecia arcaica, venivano venerate soprattutto le divinità Urano (il Cielo) e Gaia (la Terra), prima della formazione di quel ricchissimo pantheon greco che oggi conosciamo. Inoltre, va notata una caratteristica molto particolare: sia la religione greca sia la religione vichinga avevano come dio principale il dio del fulmine (rispettivamente Zeus e Thor). Nonostante si siano mescolati poco con gli Indoeuropei, mantenendo così i loro tratti da Cro-Magnon, i Vichinghi vennero comunque influenzati dalla cultura indoeuropea (erano, dopotutto, Germani): possiamo quindi dedurre che anche la divinità principale del pantheon indoeuropeo fosse “padrona” dei fulmini. Inoltre, sappiamo che, mentre i primi Greci protomediterranei vivevano in una società matriarcale, cioè basata sulla donna in quanto simbolo per eccellenza di fecondità (ed è questa una cultura assai primitiva in Europa, derivante dai tempi della Venere di Willendorf) con l’arrivo degli Indoeuropei quella greca divenne una società patriarcale: da questo deduciamo che gli Indoeuropei stessi basavano la loro società sulla patriarchia, e quindi il dio principale del pantheon indoeuropeo era non solo il signore dei fulmini, ma anche un uomo. Era insomma il corrispondente esatto di Zeus e Thor.

LA CULTURA
Sulla cultura indoeuropea non sappiamo nulla, ma possiamo supporre che esisteva già allora, come in ogni cultura della storia, il tramandarsi oralmente di storie e leggende, sicuramente di carattere soprattutto religioso: pare che la figura dell’aedo, ossia il cantore tipico della Grecia arcaica che accompagnava la narrazione di miti e leggende con il suono di uno strumento (di solito una cetra o una lira, molto simili ad arpe), abbia origini proprio indoeuropee. Omero, ad esempio, secondo alcune teorie, era proprio un aedo, e l’Iliade e l’Odissea sarebbero proprio state tramandate oralmente da lui e da cantori come lui (anche se studi recenti sulla cosiddetta “questione omerica” sottolineano che il famoso poeta cieco con ogni probabilità non sia mai esistito).

I RAPPORTI CON GLI EUROPEI AUTOCTONI
Quando arrivarono in Europa, approfittando del loro avanzato sviluppo tecnologico in campo militare (erano guerrieri formidabili e, come tutte le popolazioni delle steppe, usavano molto i cavalli), con ogni probabilità attuarono una sorta di “repressione” degli Europei autoctoni (nonostante, naturalmente, non ci fosse alcun desiderio di “sterminare gli Europei” come razza o popolo). Dopotutto, come già detto, conoscevano il bronzo e lo usavano per le armi, mentre gli Europei autoctoni usavano ancora armi in osso e pietra, principalmente.
Ma non tutto è stato perduto.
La lingua basca è la lingua europea non indoeuropea (e quindi parlata dagli autoctoni) più antica giunta fino ai nostri giorni, ma come si è salvata? Una recente teoria afferma che gli Indoeuropei, una volta arrivati negli attuali Paesi Baschi, attuarono la loro repressione uccidendo gli uomini e si unirono con più donne (praticavano la poligamia), per poi affidare i figli con madre autoctona e padre indoeuropeo alle madri, mentre essi continuavano a occuparsi della guerra: queste, essendo autoctone, avrebbero quindi insegnato ai loro figli la propria lingua, e i padri di questi bambini divennero sedentari e si “addomesticarono”. Così, quelli che erano i primi individui nei Paesi Baschi, frutto di una mescolanza fra autoctoni e Indoeuropei, generarono altri figli insegnando loro la propria lingua, e questa passò di generazione in generazione, arrivando ai nostri giorni, seppure con alcune differenze. Va notato inoltre che gli unici (o quasi) vocaboli della lingua basca simili a vocaboli con lo stesso significato nelle lingue indoeuropee sono proprio quelli riguardanti il bronzo, vocaboli che gli autoctoni dovettero adottare perché quel materiale venne portato proprio dagli Indoeuropei..

Articolo di Daniele Bonino

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