Si calcola grossomodo che dalla penisola siano partiti circa 20 milioni di nostri connazionali, nel periodo compreso tra il 1861 e il 1961. Un fenomeno che nel tempo, complice il miglioramento delle condizioni economiche nel paese (boom economico e miracolo italiano) ha rallentato vistosamente, anche se ancora oggi molti italiani lasciano il nostro paese in cerca di fortuna.
Ma cosa pensavano dei nostri migranti all’estero? Ripercorriamo grazie al lavoro del giornalista Gian Antonio Stella alcune considerazioni frutto non tanto del pensiero popolare quanto di quello dei giornali di inizio 900 (che in ogni caso ricalcavano l’opinione comune).
Tutti disonesti
Il guaio è che non si riesce a trovarne uno che sia onesto – Richard Nixon (presidente USA), Stati Uniti, 1973
Non sono bianchi
Italiani e cinesi non sono considerati appartenenti alla razza bianca. Gli italiani vivono in residenze separate da quelle dei bianchi – The Seattle Press Time, USA, 17-06-1892
Usano lo stiletto come pungiglione
Fra di loro l’impulso omicida scoppia come una fiammata di polvere da sparo e il loro stiletto è sempre pronto come il pungiglione delle vespe – New York Times, Stati Uniti, 25-8-1904
Assassini dopo due bicchieri
Si suppone che l’italiano sia un grande criminale. E’ un grande criminale. L’Italia è la prima in Europa per con i suoi crimini più violenti. Di regola, i criminali italiani non sono ladri o rapinatori, sono accoltellatori ed assassini – New York Times, Stati Uniti, 14-5-1909
Fannulloni invadenti come locuste
briganti, lazzaroni, corrotti nell’anima e nel corpo. […] se il boicottaggio vale a qualcosa, è in questo caso degli italiani che debbasi applicare – Australian workman, Australia, 24-10-1890
Vivono in una promiscuità ripugnante
Vivono tra loro, non si mescolano con la popolazione, mangiano e dormono in camerate come dei soldati accampati in paese nemico – Cri du peuple, Francia, 12 -03 – 1885
Ritardati mentali, abbassano lo standard americano
Protestiamo contro l’ingresso nel nostro paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli standard di vita americani e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità e civiltà americana. reports of the immigration commission, Stati Uniti, 1911
Usa lo stesso coltello per tagliare il pane e la gola
Il coltello con cui taglia il pane lo usa indifferentemente per tagliare l’orecchio o il dito ad un altro dago (dispregiativo per italiano). La vista del sangue gli è tanto comune che la vista del cibo che mangia – J.Highman, Stati Uniti, 1963
Bevono troppo
Le risse erano iniziate già verso sera perché l’afosa temperatura pomeridiana aveva indotto, come sembra i bruni figli del sud (italiani) ad alzare troppo il gomito – Svizzera, 27-07- 1909
Appellativi dispregiativi
Gli italiani furono soprannominati nei più disparati modi.
Katzelmacher: artigiani di poco conto, ma anche fabbricagattini, visto che gli italiani figliavano come gatti (Germania- Austria)
Welsh: dispregiativo, in austriaco ha il valore di terrone, italiota
Black Dago: dago negro, così nelle zone più razziste degli Stati Uniti come la Louisiana sottolineavano la vicinanza tra neri ed italiani
Chianti: deriva dall’omonimo vino e descrive gli italiani come ubriaconi (Stati Uniti)
Bacicha: baciccia, furbetto (Argentina)
Articolo di Stefano Borroni
fonti e bibliografia
Gian Antonio Stella, L’orda, quando gli albanesi eravamo noi, Rizzoli editore